Dal tribunale delle Erinni al canto delle Eumenidi

Pubblicato il 17 Dicembre 2025 da Cinzia Soleti

“Non vi sarà disonore per te; ma, degli sciagurati mali, sarai compartecipe come difensore della mia terra.”
Eschilo, Eumenidi 865–8661

Oreste inseguito dalle Erinni
(Il rimorso di Oreste, di W. Bouguereau, 1862)

Le Erinni: figure arcaiche della colpa

Le Erinni sono forze arcaiche che abitano i confini tra colpa, memoria e legge. Figlie della Notte, precedono l’ordine degli dèi olimpici e appartengono a un tempo primordiale, in cui la colpa non è ancora morale né la giustizia è un sistema codificato, ma entrambe sono inscritte nell’ordine stesso dell’esistenza.

Le Erinni non giudicano: perseguitano. Non applicano codici scritti, ma inseguono chi ha trasgredito leggi profonde e ancestrali, spesso invisibili anche al trasgressore. Il loro nome rimanda agli spiriti dell’ira e della vendetta; nascono già vecchie, con i capelli bianchi, vestono di nero e agiscono come potenze implacabili. Sono note anche come Manie o Furie.

La loro funzione è chiara e terribile: perseguitare chi si è macchiato di matricidio o patricidio. Abitano il sottosuolo, il regno di Ade, e vengono richiamate sulla terra quando una violenza spezza l’ordine originario. Il loro alito è pestilenziale, guaiscono come cagne o muggiscono come buoi, brandendo fruste di cuoio. Sono Aletto, l’incessante; Tisifone, la rappresaglia; Megera, l’ira invidiosa. Pongono i diritti della madre al di sopra di tutto e tormentano i colpevoli fino alla distruzione, anche oltre la morte.

Oreste e la colpa persecutoria

Nel mito di Oreste, le Erinni non possono essere evitate con la fuga. Inseguono il giovane senza tregua non solo per ciò che ha fatto, ma per ciò che rappresenta: l’aver infranto un ordine arcaico. Esse incarnano una colpa totale, che non distingue tra atto e identità. Chi ha trasgredito è colpevole, e lo sarà per sempre.

Questa immagine mitica anticipa con sorprendente chiarezza ciò che oggi possiamo chiamare colpa persecutoria: impersonale, muta, ferrea, capace di radicarsi nell’anima e di trasformarsi in destino.

In termini archetipici, le Erinni possono essere lette come istanze psichiche profonde. Per Carl Gustav Jung, esse appartengono all’inconscio collettivo e incarnano la potenza dell’ombra e della colpa non elaborata. James Hillman le descrive invece come voci interiori autonome, impersonali, che non appartengono a nessuno ma agiscono attraverso il soggetto, mantenendo viva la memoria di un torto o di una ferita.

Dalle Erinni alle Eumenidi: accogliere la colpa

Nel finale delle Eumenidi di Eschilo, Atena non distrugge le Erinni. Le accoglie. Le persuade a trasformarsi, offrendo loro un luogo sacro nella città e un nuovo ruolo: da spiriti di vendetta a potenze benevole, custodi della giustizia e della fecondità.

Questa trasformazione segna un passaggio simbolico fondamentale: la colpa persecutoria non viene cancellata, ma riconosciuta e integrata. Diventa qualcosa che può essere abitato, anziché subito.

Molti miti, come questo, funzionano da ciò che Paolo Quattrini definisce archeogestalten: non modelli da imitare, ma forme orientative, stelle polari che guidano la comprensione dell’esperienza umana e aprono a nuove narrazioni possibili.

La colpa nella psicoanalisi: dal Super-Io alla riparazione

La psicoanalisi ha offerto alcune delle riflessioni più profonde sulla natura della colpa. Per Sigmund Freud, il senso di colpa nasce dall’interiorizzazione delle proibizioni genitoriali e sociali: è la voce del Super-Io, un giudice interno che non reagisce solo all’azione compiuta, ma anticipa l’atto stesso. La colpa, in questa prospettiva, precede il comportamento e si attiva già nel desiderio, soprattutto nei territori della sessualità e dell’aggressività.

Melanie Klein distingue tra colpa persecutoria e colpa riparativa. La prima appartiene alla posizione schizo-paranoide: la colpa è vissuta come minaccia esterna, schiacciante e immobilizzante. La seconda emerge nella posizione depressiva, dove la colpa diventa riconoscimento della perdita e motore del desiderio di riparazione. Qui la colpa nasce dall’amore e apre alla possibilità di prendersi cura.

Donald Winnicott sposta ulteriormente lo sguardo, sottolineando la dimensione relazionale e ambientale della colpa. La capacità di sentire colpa senza esserne annientati è un segno di maturazione emotiva e dipende dalla qualità dell’ambiente di sviluppo. La colpa non è patologica in sé: lo diventa quando manca un contesto capace di sostenerla.

La prospettiva fenomenologico-gestaltica

Nella Gestalt, la colpa non è solo un’emozione individuale, ma un fenomeno di campo. Nasce tra il soggetto e l’ambiente, come esito di interruzioni del contatto e di introiezioni non metabolizzate. Fritz Perls definiva l’introietto come un contenuto ingerito senza essere digerito: regole, valori e ingiunzioni che diventano voci interiori impersonali, imperativi assoluti che operano al di fuori dell’esperienza viva.

Erving e Miriam Polster descrivono la colpa come una frattura interna tra la parte che sente e quella che giudica, una sorta di teatro interiore in cui l’individuo è insieme imputato e giudice. In questa dinamica, la colpa può diventare anche una strategia difensiva: è spesso più tollerabile sentirsi colpevoli che entrare in contatto con rabbia, desiderio, dolore o piacere. In questo senso, la colpa può trasformarsi in una zona di comfort nevrotica.

Dal senso di colpa al rimorso

La distinzione tra colpa persecutoria e colpa attraversabile non è solo teorica, ma profondamente esperienziale. La colpa persecutoria condanna l’essere stesso e congela il soggetto in un presente immobile. Il rimorso, invece, introduce un movimento: segnala un limite, ma apre alla responsabilità e alla possibilità di riparazione.

Il rimorso è un dolore morale relazionale. Non dice solo “ho fatto qualcosa di sbagliato”, ma “mi addolora aver ferito qualcuno o aver tradito me stesso”. Riporta nel campo la presenza dell’altro e riapre la scena del contatto. In termini gestaltici, è il momento in cui la figura dell’alterità riemerge dopo una separazione.

Nel mito, le Erinni non scompaiono: diventano Eumenidi. Allo stesso modo, in psicoterapia la colpa non viene eliminata, ma trasformata. La sua voce persecutoria può diventare custode, memoria viva dei confini e delle responsabilità. Da legge cieca, la colpa si fa scelta; da condanna, orientamento.

Il rimorso non annulla la colpa: la ammorbidisce e la personalizza. Non è più la voce degli dèi arcaici, ma la memoria del legame.


Conclusione: quando la colpa diventa soglia

Il percorso dalle Erinni al rimorso mostra che la colpa non è un nemico da eliminare, ma una forza da trasformare. Quando resta nella forma persecutoria, agisce come una legge arcaica e impersonale: condanna l’identità, congela il desiderio, interrompe il movimento della vita. Quando invece può essere attraversata, riconosciuta e sostenuta nella relazione, la colpa si trasforma in responsabilità e apre alla possibilità di riparazione.

Come nel mito, non si tratta di distruggere le Erinni, ma di offrire loro un luogo nella città interiore. Solo così la loro voce può smettere di perseguitare e diventare custodia: memoria dei limiti, attenzione al legame, orientamento etico incarnato.

In psicoterapia — e più in generale nell’esperienza umana — il passaggio dalla colpa al rimorso segna una soglia decisiva: dal giudizio assoluto alla relazione, dalla condanna al prendersi cura. È in questa soglia che può emergere una nuova possibilità di contatto con sé e con l’altro.

Call to action
Se questi temi risuonano con la tua esperienza personale o professionale, ti invito a fermarti e ascoltare il modo in cui la colpa parla dentro di te: è una voce che punisce o una che chiede di essere riconosciuta?

Se lavori nella relazione d’aiuto, nella clinica o nella formazione, questo mito può diventare una bussola preziosa per leggere i movimenti profondi della colpa nei percorsi di cura. Se invece ti muovi come lettore o lettrice, puoi usare questa lente per interrogare il tuo rapporto con il rimorso, la responsabilità e il desiderio.

Se vuoi approfondire, condividere riflessioni o portare questi temi in uno spazio di lavoro clinico o formativo, continua a seguire il blog o contattami: le Erinni, quando vengono ascoltate, sanno indicare strade inattese verso la trasformazione.


Psicologa e Gestalt life & business coach

Psicologa e coach professionista, lavoro nel supporto psicologico e nel coaching individuale e aziendale. Specializzata in Psicologia del Lavoro e della Gestalt, collaboro con il Centro Clinico Psicologia Torino e mi dedico ad aiutare le persone a migliorare consapevolezza, relazioni e qualità della vita.

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